… mi arrendo!

Parliamo un po’ degli iraniani. Sono persone squisite e farebbero di tutto per darti una mano. Come quella famiglia vicino a Fuman: 7 in una macchina, tetto carico di roba e una sedia; volevano darmi un passaggio … mi prendete in giro?! ahahhaha! (perché non ho fatto una foto?!!).

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Masouleh

Non so quante volte sono stata fermata lungo la strada. Mentre parlavo con gli uomini con la coda dell’occhio vedevo donne e nonne frugare nelle loro borse: albicocche, ciliege, pesche, caramelle, pane, … “No! No! Grazie! Ho tutto ciò di cui ho bisogno!” … Mi guardavano negli occhi: “Bokhor“. “No, sul serio! Non ho spazio per tutto questo ben di dio!” e mostravo loro la mia bici stra-carica e le borse piene … niente da fare: “Bokhor … Bokhor Ch’ai”. Ogni volta era un investimento di tempo ed energie … Dopo una settimana, esausta, ho alzato bandiera bianca: … mi arrendo! Così ho iniziato a dire sempre di “sì” e accettavo tutto ciò che mi veniva offerto. Un giorno si è concluso con 6 pagnotte e un sacchetto pieno di frutta.

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Masouleh

Ogni giorno ricevevo un invito nelle loro case. Adoro stare con i locali, mangiare con loro, ascoltare le loro chiaccherate, MA ogni tanto si ha solo bisogno di un po’ di privacy … sì, perché in certe famiglie iraniane non si ha un attimo di tregua. Come quella volta, seduta sul trono cercando di inviare un fax: toc toc … “Estebani? Estebani?”…

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Le vedete le due motociclette?

Ho conosciuto due facce dell’Iran: una molto aperta, che sogna presto una rivoluzione e un’altra estremamente conservativa … entrambe sono state gentili e molto generose con me!  Una notte mi trovavo in un piccolo villaggio in una semplicissima casa di mattoni e fango, la notte successiva ero seduta su un divano design in una villa con pavimenti di marmo e statue di bronzo. Ogni tanto mi sembrava di essere in un sogno.

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Tramonto nel deserto di Karaj

Avrei talmente tante storie che meriterebbero di essere scritte qui! … “Grazie Stef, allora perché ci fai vedere solo paesaggi?” … Vero. Perché in Iran vi è una sorta di PARANOIA. Sono stata fermata due volte da poliziotti in borghese. Uno mi aveva seguita per un bel tratto e sapeva esattamente quante foto avevo scattato. Ha voluto vedere anche le altre 1345 foto nella mia macchina fotografica. Calma, pazienza e mostra loro ciò che vogliono vedere:

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La foto incriminata: “perché questo?!“. Voleva portarmi in centrale, ma io ho rifiutato poiché le scuole non fanno parte della lista nera … PARANOIA!

Sono stata fermata anche a Mashhad, nel bel mezzo della strada: hanno telefonato un’ altra pattuglia e altri 3 poliziotti in borghese. Il mio passaporto veniva passato di mano in mano e tutti erano al telefono a dettare i miei dati. Potevo leggere il terrore negli occhi dei passanti. Finalmente uno di loro mi rivolge la parola: “Cosa fai qui?”… mi prendete in giro, vero? Guardo me e Bicio: eravamo sporchi, io ero stravolta e dovevo ancora trovare un hotel (20:30)… Stef, stai calma … “Sono una turista”. E riprendono a parlare al telefono. Un teatro! Era ovvio che non ero una spia, ma a loro ci è voluta 1 ora di accertamenti. Così evitavo di dare troppo nell’occhio, di fare foto nelle città e alle persone.

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Ma la svizzerotta non era sempre carina e gentile … a volte andavo su tutte le furie! Specialmente quando la mia sicurezza veniva messa in pericolo. Le auto si avvicinavano pericolosamente e mi spingevano fuori strada solo per chiedermi da quale paese provengo.

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Tilabad

In una rotonda trafficatissima di Mashhad un tizio quasi causa un incidente (ovviamente con me coinvolta) … voleva darmi una banana! Vicino a Darban un uomo mi ha tagliato la strada e mi ha spinto fuori dall’asfalto nel tentativo di passarmi il suo telefono dal finestrino del passeggero; una giovane donna dall’altro lato: “Heeeeello!!! How are you? Where are you from?”… Mi sono meeeega incavolata! … e poi tutte le persone che mi fermavano solo per farsi un selfie con la sottoscritta. Forse sarò antipatica, ma quando sei esausta, fa un caldo pazzesco e ti senti uno straccio, l’ultima cosa che vuoi fare sono selfies con degli sconosciuti (foto che poi finiranno in Imo, Telegram, Instagram, Whatsapp, …).

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Dopo un mese in Iran ero esausta MA … felice ed estremamente grata. Dico sempre che questo viaggio non ha nulla a che vedere con la bicicletta, ma piuttosto con le persone … wow, Iran è stato incredibile. La cultura, le persone, l’ospitalità, le tradizioni, le contraddizioni, la politica, … veramente interessante.

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Sì… è adorabile e sta lavando il leopardo rosa.

Ogni volta che lasciavo le loro case mi saliva un nodo in gola. Quando anche gli uomini si commuovono alla tua partenza significa che qualche cosa è accaduto. Ben impressa nella mia mente è l’immagine di tutti loro davanti all’uscio delle loro case che mi guardano mentre mi allontano. L’ultima cosa che sento è il rumore dell’acqua sparsa al suolo dietro la mia schiena (segno di augurio che un ospite ritorni) … e acqua sgorgava dai miei occhi. Sì, in Iran sono state le persone a rendere speciale il mio viaggio. Un grazie sincero.

Mehdi

Medhi un ragazzo meraviglioso con una bellissima famiglia … è LUI colui che mi ha regalato un selfie-stick! Grazie Mehdi!

Sono rimasta impressionata dalle donne e dalle generazioni più giovani: non è facile la vita li. Molti stanno disperatamente cercando di lasciare il paese … ma sapete una cosa? Cercano comunque di essere allegri e di godersi le piccole libertà di cui dispongono. Ho visto parchi invasi da famiglie che organizzano picnic, ho visto macchine stra cariche di persone sorridenti, ho visto bazar pieni di vita, ho sentito molte risate … sanno vivere, o almeno ci provano. Avremmo molto da imparare da loro.

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Facciamo un bel picnic in un parcheggio

L’Iran purtroppo non è l’ideale in bicicletta o almeno non sulle strade principali. Qualche volta ho preso il bus per evitare il traffico (entrare a Tehran è stata un’esperienza!) o semplicemente per mancanza di tempo … il paese è grande e in estate può diventare tosta a causa del caldo.

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Avvicinandosi a Tehran … 5 fino a 7 corsie per ogni direzione! ahahah e io ero nervosa a Yerevan!

Ho percorso circa 1200 km tentando di restare nelle bellissime strade secondarie e … sono riuscita ad ottenere IL visto … Il visto di transito per il Turkmenistan. Molti sono stati rifiutati senza motivo e hanno dovuro cambiare i loro piani (con erdita di soldi e tempo) … io lo avevo: 5 giorni per attraversare il deserto di Karakum, circa 520 km da Saraks fino a Farap … ero pronta per essere infornata!

Un abbraccio

Stef

p.s. è stata dura selezionare le foto…spero possiate godervi la Gallery