Tempo di “Heeeeelloooo!”

Non importa cosa scriverò o quali immagini vi mostrerò … questo post non renderà giustizia a ciò che ho vissuto in Uzbekistan.

Attraversato il confine tra Turkmenistan e Uzbekistan, ho preso un taxi diretto a Bokhara … Popo, il mio lato B, non ne poteva proprio più e, come ho accertato in Bokhara (sì: specchio e contorsionismo), non gli potevo proprio dare torto: in una zona non vi era più pelle; il sudore e lo sfregamento con i pantaloni rendevano il tutto piuttosto doloroso … no, no! Nessuna immagine!

Il paesaggio era piuttosto monotono e la periferia alquanto poco attraente. Abbiamo preso una stradina in misere condizioni (come quasi tutte le strade in Uzbekistan), abbiamo girato l’angolo e … oooooh wow!

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Prima impressione di Bokhara: Xo’Ja Kalon Masjidi

Mi chiedevo se anche le caravane al loro arrivo, dopo settimane passate nel deserto, provassero la stessa meraviglia e gioia che provavo io in quel momento … pura bellezza.

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Poi-Kalian

Una delle prime cose con cui bisogna famigliarizzare è il denaro e in Uzbekistan è quasi divertente poiché ti senti ricco come non mai. La gente trasporta i soldi in sacchetti di plastica. Ci vuole concentrazione e abilità nel contare le decine e decine di banconote al momento del pagamento.

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Million Sum baby

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La Lada è ritornata!!!

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Lato nord della madrasse Mir-i-Arab

Nonostante alcuni dubbi sulle tecniche di costruzione, bisogna ammettere che alcuni edifici sono estremamente resistenti e ancora presenti dopo 100-200 anni:

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Muro di una casa

Mi sono deliziata nel scoprire ogni singolo angolo di Bokhara, sono entrata in ogni corte, dove trovavo bellezza e un po’ di rinfresco … faceva un caldo pazzesco!

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Uno dei miei ristorantini preferiti

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Ci sono rimasta 5 giorni e me ne sono follemente innamorata … una cittadina piena di charme, romanticismo, storia e bellezze.

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Chor Minor

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La casa di Marilù a Bokhara

Quando io e Popo eravamo di nuovo in piena forma siamo rimontati in bicicletta puntando la direzione di Samarcanda. Una strada in buone condizioni, campi di cotone, vento contrario (orribile) e …

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… caldo! Un caldo umido e soffocante …

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Cinquanta … la pecora la canta …

Durante le ore più calde dovevo fermarmi … era semplicemente impossibile continuare. Persino nel deserto di Karakum non ho sofferto così tanto il caldo. Quindi mi godevo (piuttosto ironico) pietanze e bevande (in realtà la scelta era limitatissima) in ristoranti come questo:

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… naturalmente non ero sorpresa quando i primi problemi gastro-intestinali si sono presentati …

Dopo qualche ora ritornavo a mordere (letteralmente a causa della polvere) l’asfalto … mmmmh sento qualche cosa … Aspetta, devo fermarmi e togliere gli auricolari … una vocina: “Hellooooo! Heeeeellooooo!! “. Ma da dove viene? Mi guardo intorno … “Heeeeellooooo!!” … Eccolo! Sull’altro lato della strada! Un bambino in pantaloncini e canottiera, dritto sulle punte dei piedi e le braccia diritte-dritte verso il cielo per essere notato meglio … sarà stato alto 1 metro e qualche centimetro in totale: “Heeeeeellooooo piccolo topolino!”. Soddisfatto e felice ritorna dalla madre … e così è iniziato il mio tempo di “Heeeellooooooo”.

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Ogni volta mi scioglievo

Donne e uomini mi salutavano dai campi, i bambini correvano per raggiungermi sul ciclio della strada … non volevano niente (nemmeno le caramelle!), volevano solo dirmi “heelloo” ed essere fotografati.

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Venivo fermata e invitata a gustare deliziosi (i migliori che io abbia mai assaggiato) meloni:

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angurie:

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Mano al cuore: così si esprime gratitudine in Asia centrale

mele, pere, uva:

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e Ch’ai:

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È incredibile come siano state le PERSONE a rendere speciali i mie giorni sulla strada. Il mio passaggio era sempre accolto con gioia ed entusiasmo … ovunque!

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Ma non è sempre una festa, o almeno per me … ogni tanto è dura per lo spirito … il mio cuore a volte vuole solo esplodere. Come quando ho incontrato questa famiglia che raccoglieva bottiglie vuote lungo la strada, con il loro carretto scassato trainato da un asinello:

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Non appena ho ripreso a pedalare ho pianto. Non per la loro condizione. Per la mia. Ho lasciato tutto e tutti perché mi mancava qualche cosa, senza sapere bene cosa stavo cercando. Ho pianto perché erano/sono semplicemente MERAVIGLIOSI … e io ho l’onore di entrare in contatto con persone come loro. “Byeee byeeee” mi dicevano i bambini, mandandomi baci con le loro manine sporche.

Dopo 3 giorni ho raggiunto Samarcanda. Non so perché, ma sono sempre stata affascinata dalla città azzurra ed ecco, che quasi come per incanto, mi ci trovavo … era quasi surreale. Mi sono goduta 5 giorni di puro relax tra storia, meraviglie, ingegneria architettonica, parchi e mercati. Pura vida!

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Cercavo di immaginare come potesse essere viverci nel passato (100-200-300 anni fa) e in particolare come si presentava la città prima che i Mongoli distruggessero praticamente tutto.

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Piccolo controllo …

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… non si sa mai …

Con la passione per il cielo e le stelle, so bene che a volte, alzando lo sguardo di 90 gradi si può rimanere impressionati da ciò che si può vedere: Samarqand-8

Spesso camminavo con il mio naso rivolto verso l’alto … wow!

Gli uzbeki hanno molte qualità … forse non eccellono in inglese (come me d’altronde):

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Essi possono anche migliorare nel predire il futuro, dal momento che questo compito viene lasciato ai cocoriti:

Ma in ospitalità sono Maestri … donne e bambini sono semplicemente D I V I N I:

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Le mie piccole e adorabili guide

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Ero così affascinata dalle loro vite, dalle loro case e pure dalle loro tecnologie, come questa antenna per la TV! (destra):

Il pavimento in fango secco (sia all’esterno che all’ interno delle case) viene costantemente mantenuto umido (per evitare l’innalzarsi della polvere) gettando regolarmente acqua. Le donne passano praticamente le loro giornate a pulire la casa (come mia sorella).

Mi sono fermata in luoghi che sulla mia carta sono indicati come villaggi, ma in realtà si tratta di poche case sparse nel nulla …

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… ed è esattamente in questi luoghi remoti che si incontrano persone speciali come lei:

una ragazza di 15 anni con la maturità di una donna vissuta. Mi ha portata tra le colline, mi ha mostrato semi, fiori e frutti che possono essere consumati nel deserto. È incredibile come l’uomo si adatti alle condizioni del suo ambiente.

Ho dormito sotto le stelle insieme a loro, riscaldata dalle loro coperte. Mi hanno offerto la loro acqua e il loro cibo … e credetemi quando vi dico che in certi luoghi queste cose sono preziose:

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No, non va meglio per niente. Credevo che con il tempo sarei diventata meno sensibile e il momento degli “arrivederci” sarebbe divenuto una routine … Mi sbagliavo … come accadeva in Iran, rivedo ognuno di loro, davanti alle loro case, con un sorriso gentile sul volto, una mano sul cuore e l’altra alzata al cielo “bye bye!“. L’unica cosa che riuscivo a dire (anche a causa della commozione) era “rachmat” (grazie) con entrambe le mani sul cuore.

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Mi dirigevo verso sud-est, direzione Tajikistan … sì, perché devierò un po’ dal percorso della via della seta … voglio ritrovarmi tra le montagne … delle belle montagne: P A M I R.

Piano piano mi avvicinavo alla mia prossima destinazione con un misto di sensazioni: tristezza per la fine del capitolo Uzbekistan ed eccitazione per il cambiamento della topografia intorno a me. Le prime colline, e poi montagne, cominciavano ad apparire.

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Arrivederci Uzbekistan. Ogni singolo giorno provo gratitudine … questo viaggio è meraviglioso.

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Ora in Dushanbe apreparare le ultime cose prima de LA SCALATA.

Un abbraccio

Stef e Popo