In poche ore di volo mi ritrovo catapultata in un’ altra epoca. Tbilisi è stata una piacevole sorpresa. I suoi contrasti mi sono serviti da carburante per percorrerla quasi tutta a piedi attraverso le sue stradine più discoste.
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Abanotubani, Tbilisi
I georgiani sono persone riservate (forse timide?) ma deliziosamente gentili. Al supermercato, per esempio, non trovavo lo zucchero, così ho chiesto a una giovane donna. Non mi capiva bene, ma era determinata ad aiutarmi; proprio non cedeva … mi sono ritrovata con dell’origano tra le mani: “questo anche bene” mi disse.
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Il Ponte della Pace, Tbilisi
Al ristorante le attese sono infinite, ma una volta serviti non solo il palato si rallegra ma anche il portafoglio. È tutto a buon mercato e delizioso. Quando riesco a comunicare con alcuni di loro, mi chiedono sempre da dove vengo: “dalla Svizzera” … no, non sanno della Svizzera, proviamo con “Roger Federer!” … ed ecco che i loro visi si rasserenano e un sorriso li illumina: “aaah, luogo bellissimo!”
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Il Titanic appena dopo la collisione
I georgiani hanno una fede molto dedita e legata alle tradizioni. Le processioni ortodosse sono molto suggestive e confesso che mi sentivo a disagio quando entravo nelle chiese durante la messa … sebbene copiassi i miei vicini, non passavo di certo inosservata con i miei jeans e le scarpe da ginnastica.
Ho ancora un paio di giorni e poi monterò sulla mia bicicletta. Destinazione? Non ne sono ancora sicura … prima devo capire come uscire da questa città.
Kargi ghame!
A presto Stefi