(Post moooolto lungo) La Caretera Austral. La Mekka dei cicloturisti. Pensavo che sul Pamir fosse affollato, ma dopo pochi chilometri da Villa O’Higgins mi resi conto che a confronto le alture Tajike erano dei luoghi isolati.
Sul Pamir quando si incociavano altri ciclisti si scambiavano due chiacchere …e qui? Facce serie, un “hola” veloce ed ecco che erano già spariti (ovviamente ci sono state anche un paio di eccezioni divertenti).
Ero divertita perché la maggior parte di loro erano giovani coppie … generalmente lui pedalava davanti e dietro (parecchio dietro) la dolce metà con espressione seria ed esausta … Avevo l’impressione che non si stessero divertendo molto … ma questa era solo la mia percezione.
Avevo l’impressione di essere in una giungla tropicale: pioggia, umidità e la nebbia rendeva tutto molto mistico. Persino il cinguettio di un uccello mi ricordava uno che sentivo nella giungla del Borneo … avete presente quando si ascolta una canzone e booooom … si rivive un specifico momento? Una sorta di melanconia mi assaliva … come staranno i miei amici Penan?
Sali e scendi. Il sudore si mescolava con la pioggia … vestiti bagnati e maleodoranti… gelido vento sulla faccia … mani gelate … piedi gelati … naso freddo … Quando era possibile cercavo di ammirare i magnifici paesaggi. In lontananza ghiacciai azzurri, fiumi, cascate, laghi e foreste. Un dolce profumo di rosa canina mi accompagnava. Dalla giungla tropicale ero passata a un paesaggio che mi ricordava il Canada … in alcune zone persino casa mia in una dimensione più grande. B e l l i s s i m o !
Io sempre dico che il mio viaggio non è centrato sula bicicletta, ma sulle persone … contatto visivo, un sorriso generoso ed ecco che si crea la connessione. Scorro le mie foto e praticamente non ve ne sono con persone o bambini. Ma dove sono i bambini???
Qui nessuno gridava a gran voce “heeellooooo!” come in Uzbekistan; le donne non mi facevo cenno di avvicinarmi per un Ch’ai come in Georgia, Tajikistan o Kyrgyzstan, nessuno si fermava a chiedermi se fosse tutto OK come in Iran … non vi erano sorrisi … nessuno salutava … Indifferenza.
Ero un po’ delusa. Un paio di occasioni (forse molte di più!) ero arrabbiata … arrabbiata di essere trattata con disprezzo. Completamente bagnata ed infreddolita le porte si chidevano davanti il mio viso con ogni genere di menzogna o commento aggressivo … “Ma cosa succede con le persone qui?!?” Chiesi una volta ad un uomo estremamente maleducato.
Ero dispiaciuta anche per il Signor Ricardo, un uomo generoso e comprensivo che mi lasciò piazzare la tenda sotto la sua tettoia. Pioggia battente. Voleva che stessi a casa sua ma rifiutai a causa del micio. Per fortuna! Quando la moglie rientrò quella sera non era arrabbiata, era furiosa: “Cosa è questo??“… Questo??? Sono una persona!!! Li sentì litigare quella notte. Il giorno seguente lei nemmeno mi guardò in faccia e se ne andò senza salutare sbattendo la porta …
Ero un misto di sentimenti. Potrei raccontarvi decine di altri aneddoti ma cerco sempre di essere breve con i miei post (già fin troppo lungo). Quando raccontavo delle mie esperienze ad altri viaggiatori, questi mi guardavano con sospetto: ??Davvero?? Nooooo noi abbiamo avuto delle esperienze incredibili! Siamo stati invitati nelle loro case, ci hanno offerto cibo e ci siamo divertiti un mondo … le migliori persone al mondo!”. Credo che cercassero di dirmi che IO ero il problema…
Solo pochi altri viaggiatori avevano vissuto esperienze simili alle mie e in un certo senso la cosa mi consolava: ok, forse non sono IO il problema …Forse sono solo sfortunata … 2 mesi di sfortuna … o forse l’esperienza vissuta in Asia Centrale è stata così incredibile che ora anche la minima gentilezza mi sembra insignificante … mmmm NO, stavo mentendo a me stessa: le persone qui non erano gentili e questo è un dato di fatto.
Ovviamente la situazione influenzava il mio entusiasmo … Catwoman era passiva … Catwoman si stava muovendo per inerzia, per la curiosità di scoprire cosa offriva la regioe e con la speranza che le cose sarebbero presto cambiate … e finalmente qualche cosa accadde. In una giornata calda volevo accampare nel bosco ma poi vidi: Camping Cerro Color, Agua caliente.
“Una doccia non sarebbe male” (ogni tanto mi capita). Mi fermai. “Ma quanto è bello questo posto? Non avete bisogno di una mano qui?” scherzai spontaneamente con Filomena e Saturnino. Non passarono 10 minuti che erano di ritorno “Sì, abbiamo bisogno di una mano. Quanto vuoi e quanto tempo ti puoi fermare?”. Erano adorabili. Finalmente generosità e gentilezza. rimasi una settimana e ovviamente non volevo soldi.
Con il micino ci siamo proprio divertiti: serre, pecore, mucche, cavalli, camping … c’era parecchio da fare nella proprietà di 400 ettari. I nonnini erano felici. “Gracias hijita” (grazie figliola), mi dissero quando lasciai la proprietà in sella alla mia bicicletta. volevano che stessi un mese con loro. L’apice della gioia fu quando aggiustammo la pompa dell’acqua.
Quella settimana mi riempî di gioia, gratitudine e di quel entusiasmo che stava scemando … ne avevo proprio bisogno. Grazie abuelitos.
Un’altra persona che mi ha scaldato il cuore lungo la Caretera è stata Alisia. Una incredibile piccola donna. Mi sono divertita un sacco aiutare in cucina lei e Raul, lo chef. Aveva un comedor (mensa) dove 50-60 lavoratori venivano ogni giorno a pranzare. Un sacco di lavoro ma ho trascorso un bellissimo periodo.
“Gracias hijita, quando tornerai la porta della mia casa sarà aperta per te”. Mi disse Alisia quando lasciai Villa Ortega con il cuore pieno di gratitudine.
Mi ricorderò sempre anche della nonnina Luzmira che mi ha riempito la pancia di guisos (stufati) deliziosi. Aiutai anche lei a sistemare la pompa dell’acqua … ricordo bene il sorriso generoso e gli occhi che le brillavano “Gracias hijita“.
Sarò sincera, se mi chiedete come era ciò che ho visto della Caretera Austral vi direi: bello … ma perché sia così gettonata proprio non lo capisco. Non fraintendetemi: bellissimo, ma per me che arrivo dalle Alpi svizzere sono rimasta più impressionata da altre zone, come per esempio la strada che porta a Chile Chico o Futaleufù … ma questa è la mia opinione personale.
Forse la mia delusione è data dal fatto che io non cerco solo bei paesaggi ma anche il contatto con le persone. Sono davvero felice di aver incontrato quelle 3 piccole donne e Ricardo. Sono loro che hanno reso speciali alcuni tratti della Caretera.
Dichiaro ufficialmente chiuso il capitolo Cile. Ora è tempo di ritornare in Argentina. Purtroppo di certo non raggiungerò Bolivia, Perù o Colombia … o almeno non in questo viaggio. Credo che visiterò quelle regioni con una bicicletta più leggera e senza il micino … Non preoccupatevi, l’avventura continua in Argentina!
Un abbraccio
Hijita Stef and Dimitri il pastore