Entro in Croazia. Sulla mia cartina avevo segnato un paio di posti che volevo assolutamente vedere… Non so cosa mi sia preso, ma mentre guidavo e mi guardavo intorno la vocina dentro di me mi diceva: vai in Bosnia, non fermarti qui. Me ne sarei pentita? Forse. Ho seguito il mio istinto e ho guidato fino al confine tra Croazia e Bosnia-Erzegovina.
“Da qui non puoi passare” Come scusi? “Questo valico di frontiera non è per i turisti, è solo per i locali. A proposito, hai un bel gatto”. La giovane guardia di frontiera croata era molto amichevole. La strada che avevo preso era troppo remota. Niente di grave, tornai indietro per qualche chilometro. CLA-CLACK! face il grosso timbro sul mio passaporto: “Benvenuta in Bosnia-Erzegovina Stefani Zioldi”.
Bosnia ed Erzegovina. Vi sono rimasta per più di un mese. Anche quando viaggiavo in bicicletta di solito rimanevo in un paese per la durata di un mese (anche per questioni del visto), ma devo ammettere che viaggiare con un fuoristrada mi permette di vedere molto di più e di addentrarmi in zone remote che in bicicletta avrebbero richiesto un enorme sforzo fisico. Non stavo/sto solo attraversando un paese, lo stavo/sto scoprendo a mio piacimento.
Ovviamente ho avuto molti incontri. Anche di quelli magici. Dove uno sguardo dritto negli occhi apre per incanto le porte delle case, ti permette di partecipare ai banchetti e ti mette in mano una tazza di caffè tra le mani (per me troppo forte). Ah sì! La Rakija (grappa) non mancava mai. La comunicazione è stata più facile di quanto mi aspettassi: che si trattasse del gentiluomo ben vestito al bar o della cassiera del mini-market, molte persone qui parlano tedesco. Certo. Durante la guerra, molti sono fuggiti in Germania, Austria e Svizzera. La maggior parte di loro non è più ritornata. Molti degli anziani rimasti sono morti e i villaggi si spopolano. Ho attraversato moltissimi villaggi fantasma. Avete mai dormito in un villaggio fantasma? Alcuni luoghi mi hanno fatto salire i brividi lungo la schiena e un paio di volte ho faticato a trovare un posto per la notte in cui mi sentissi a mio agio…
La guerra. Sono passati 27 anni dalla sua fine, ma si possono ancora vederne e sentirne le ferite … in alcune zone in modo particolarmente vivido. Di solito faccio molte domande ai miei osti: sulla loro vita quotidiana, sulla famiglia, sul lavoro … Qui non chiedevo nulla. Sono sempre rimasta molto superficiale. Sapevo con certezza che ognuno di loro aveva perso qualcuno tra il 1992 e il 1995.
Lasciai che fossero loro a raccontarmi, se ne avessero avuto voglia, e devo dire che molti di loro lo volevano veramente. Era indifferente da che parte fossero “schierati”. Il loro sguardo si perdeva nel vuoto. Percepivo il turbinio di ricordi ed immagini che stava avvennedo nelle loro teste. Combattimenti. Imprigionamenti. Scomparse. Stupri. Morte. Queste erano le storie che ascoltavo in silenzio. Un macigno sul petto. Forse a causa di questo stesso triste destino, i legami tra loro, che siano tra familiari, amici o vicini, sono molto forti e genuini.
In generale ho visto pochi giovani. Vivono tutti all’estero. Non è facile qui. Ma questo paese ha un potenziale veramente incredibile, anche in termini di turismo.
Si ha l’idea che in queste regioni del mondo le persone siano povere … beh, se per povertà si intende non avere comfort di lusso e/o possedere tutte quelle cose futili e secondarie di cui noi “ricchi” ci circondiamo, allora sì, essi sono poveri.
Ma è povero chi possiede la “casa del weekend”, ettari di terreno, frutteti, vigneti, orti immensi, api, pecore, galline e magari anche maiali e capre? È povero chi è totalmente indipendente? È povero chi non ha bisogno di andare al supermercato perché ha tutto ciò che gli serve? Dispense piene di conserve, marmellate, sottaceti e sottoli, conserve al sale e in salamoia, frutta secca ed essiccata, miele, vino e succhi di ogni genere … Io vengo da un paese molto ricco. Ma se un giorno l’importazione di prodotti alimentari dovesse improvvisamente interrompersi per un lungo periodo, cosa faremo? Ci mageremo i soldi e i lingotti d’oro nei caveau? Sto rivalutando molto il significato di ricchezza. Certo, è una vita dura, di sacrifici e fatica che non tutti sono disposti a fare, ma mi è venuta la curiosità di provare uno stile di vita simile. Una vita semplice, senza orari, al ritmo degli animali e della natura, senza stress, senza obblighi.
Della Bosnia-Erzegovina ho apprezzato molto la natura selvaggia. Intatta non direi, perché purtroppo il problema dei rifiuti in certe zone è evidente. Per non parlare delle mine che purtroppo rappresentano ancora oggi una minaccia (si stima che ci ne siano ancora 2000). Rispettando diligentemente i divieti di accesso (pericolo mine), mi sono comunque ritrovata in luoghi meravigliosi, immensi, completamente da sola.
Mi mancava questo stile di vita. Ogni giorno è diverso. Decido io dove e quando/quanto tempo fermarmi in un posto. Posso stare da sola o in compagnia di persone meravigliose.
Non è sempre facile, soprattutto quando si viaggia da soli bisogna occuparsi di tutto e … guardiamo in faccia la realtà: vivo in un fuoristrada insieme ad un gatto; indosso sempre gli stessi vestiti; la mia dieta è a base di scatolette di tonno … ma quello che ho mi basta. Mi fa sentire libera. Serena. Ricca. Ricca di esperienze. Ricca di emozioni (belle e brutte). Ricca di incontri speciali… E tu? Quanto sei ricco?
Ho ancora molto da raccontare su quanto ho vissuto in questo bellissimo paese, che per me è stato veramente una piacevole scoperta. Ho ancora molte storie di luoghi meravigliosi, persone divertenti, coraggiose ed isparitrici. Ma vi mostrerò di più nel mio prossimo post.
Nel frattempo vi auguro buone feste e che il 2023 sia ricco.
Stefania & Popone