Sono entrata in Serbia all’inizio di novembre. Le giornate erano più fredde e più corte. Le mattine erano avvolte dalla nebbia che lentamente si dissolveva. La gente ripuliva i campi e i giardini, tagliava la legna, preparava le conserve sott’aceto… tutti si stavano preparando: “L’inverno sta arrivando”…
Ho cercato di visitare il più possibile, luoghi bellissimi, natura selvaggia, formazioni geologiche incredibili. Il freddo mi penetrava nelle ossa. Il cielo era spesso velato di grigio o intriso di pioggia. La cosa positiva è che la stagione turistica era in letargo e quindi molti luoghi erano tutti per me. Posti incredibili.
Le infinite strade secondarie mi hanno portata in luoghi remoti, aspre vallate, villaggi nascosti, foreste addormentate e magnifici monasteri. Ho visitato tipici villaggi antichi, moderni musei che conservano resti neolitici, siti archeologici (soprattutto di epoca romana) ovunque, anche nel bel mezzo delle città. Chissà quante meraviglie giacciono ancora sotto terra! …
Ma non è stato facile. Non è stato facile uscire dall’accogliente sacco a pelo nelle mattine di gelo. Non è stato facile trovare un ristorante aperto dove poter mangiare un pasto caldo. Non è stato facile trovare una struttura dove poter fare la doccia e/o il bucato. Certo, c’erano degli alberghi, ma non erano adatti a due gatti. Tutto era chiuso. Tutto.
La cosa che mi più mi preoccupava era quando parcheggiavo in zone remote ed iniziava a nevicare. Cosa avrei fatto se fosse caduta molta (troppa) neve? Inoltre, diventava sempre più difficile avviare il Pajero al mattino… le notti fuori erano ormai troppo fredde. Anche i gatti iniziarono a dormire nel sacco a pelo con me. L’inverno era arrivato.
Avrei potuto andare più a sud, verso temperature più miti, ma da una parte non potevo entrare in Montenegro perché a Cecilia mancavano alcuni documenti (non volevo rischiare) e dall’altra le frontiere con il Kosovo erano state chiuse perché la situazione stava diventando tesa… e sinceramente il mio istinto non era molto motivato ad andare a sud.
Ho trovato un po’ di calore nei vari bagni termali naturali del paese. Ammetto che le prime impressioni sulle infrastrutture non erano molto rassicuranti. Tutto cadeva a pezzi… Mi sembrava di essere in uno di quei documentari del periodo comunista. Ciò che oggi è in completo abbandono, negli anni ’70 era sicuramente un gioiello. A parte l’estetica del luogo, devo dire che furono i migliori bagni termali che abbia mai fatto.
Cercai una baita in affitto dove trascorrere l’inverno. Ho anche cercato un piccolo lavoro legato al turismo invernale, ma senza conoscere il serbo era praticamente impossibile. Nei giorni più freddi ho affittato piccoli appartamenti da famiglie, per lo più persone anziane che non sapevano una parola di inglese, ma assolutamente adorabili. Per pochi dinari al giorno (da 12 a 20 euro) avevo un appartamento tutto per me, completamente attrezzato e con tanta legna per il camino. Piacevoli serate romantiche davanti al fuoco con i miei gatti….
Grazie all’inverno, sono entrata in contatto con le famiglie locali. Entrare nelle loro case, respirare l’atmosfera dei piccoli villaggi, i negozietti ben forniti, il tempo che scorre lento, la vita regolata dalla luce del giorno, l’ottima cucina delle nonne… Persone adorabili, molto dolci, ospitali e cordiali. Dopo 2 mesi praticamente in solitaria un po’ di calore umano mi ha fatto bene, molto bene.
Ma ero stanca. Stanca del freddo. Della mancanza di una doccia calda. Delle giornate brutte e grigie. Ero stanca di uscire nelle notti gelide per fare pipì. In Serbia non c’era ciò che cercavo per l’inverno (una casetta dove stare), così ho tentai la fortuna in Bulgaria, ma anche lì capii subito che non avrei trovato quello che cercavo. Ho seguito il mio istinto: “Tornare in Svizzera per l’inverno e riprendere il viaggio in primavera”. E così feci.
… ma l’inverno è ormai finito… Questo significa che… she is around.
Un abbraccio
Stef, Popone & Cecilia