È passato un po’ di tempo dall’ultimo post, ma purtroppo trovare una connessione internet non è sempre facile.
Beshtasheni era alle mie spalle e io mi dirigevo verso Vardzia. Le persone sempre molto cordialmente mi offrivano aiuto, un passaggio o si fermavano solo per farsi un selfie (autoscatto) con la sottoscritta. Un’ auto con due ragazzotti mi ferma: “Tu Stepani?” … Cosa? Seriamente?! La piccola svizzerotta è già diventata leggenda … si mormora che ballasse con i lupi …
A causa di un vento molto forte decido di prendere un’ altra strada e il destino chi mi fa incontrare? Joni! Questo viaggio è pazzesco! Non c’è stato proprio niente da fare: l’ho pregato, implorato, ma NIENTE! Mi ha caricata in auto e con suo fratello mi hanno portata a Vardzia.
Vardzia aveva tutto ciò di cui avevo bisogno: pace e tranquillità. Persino Nazi, la proprietaria dell’hotel, era LA persona di cui avevo bisogno. Si è presa cura di me con i suoi prodotti fatti in casa come le marmellate, il miele, i formaggi e le tisane. Credo che la telepatia con certe persone esista veramente. Alcuni turisti mi hanno chiesto se sapessi parlare il georgiano … No, non lo so! Ma io e Nazi ci capivamo alla perfezione. Sono rimasta da lei 3 giorni.
Finalmente ero sulla strada verso l’Armenia … e che strada! La cosa più impegnativa? Farsi gli autoscatti …
Dopo circa 25 km chiedo a una giovane donna, che sta stendendo i panni, in quale villaggio mi trovo: Okami. Non esita un istante e mi invita per un te (ch’ai). Josephine, la vocina mi rimbomba nella testa: “Oh no Stef! Devi proseguire, sono solo le 14:30! Sei già in ritardo sulla tabella di marcia! Devi anche pensare ai visti!” … Azzittita Josephine ecco che come per magia la storia si ripete: io, le mie scarpe fangose e delle persone meravigliose.
Dopo circa 20 minuti scroscia una tempesta di grandine e tutto si fa bianco … faceva veramente freddo! Incredibile, il ch’ai mi aveva salvata! … Mai rifiutare un ch’ai. Sono rimasta ad Okami una notte. Ironia della sorte il giorno seguente, a Ninotsminda, un ch’ai mi ha portata ad una festa di compleanno dove delle ragazzine danzanti musica tradizionale mi hanno offerto una fetta di torta e sorrisi a 32 denti.
Finalmente eccomi al confine Armeno. Bagnata ed infreddolita mi faccio strada tra la fila di camion. Un paio di timbri ed eccomi in un’ altra realtà. Una lingua completamente diversa (e difficilissima), persone cordiali ma molto riservate. Il poliziotto di frontiera mi dice che non ho nessuna chance di trovare un alloggio in Bavra … aveva ragione: non ho trovato un alloggio, ma una dolcissima famiglia … di nuovo! Asja ha solo 17 anni ma parla molto bene inglese e ha un cuore d’ oro.
Presto inizierà l’ università a Yerevan, perciò dovrà lasciare la madre e i fratelli nella piccola fattoria a Bavra … mentre la guardo e vedo i suoi libri accatastati in cucina non smetto di pensare a quanto io sia stata fortunata durante i miei studi … sì Stef, la tua vita è semplicemente meravigliosa e ne devi assaporare ogni momento.
Ora mi trovo a Gyumri … ma vi racconterò di più nel prossimo post.
Lezione imparata: un ch’ai può fare la differenza.
Alla prossima! Direzione: Yerevan.
Un abbraccio
Stef e Josephine